Nuove acquisizioni al congresso S.I.N.U.T.
La nutraceutica è un settore in costante sviluppo. Questo termine, introdotto per la prima volta nel 1989, studia estratti di piante, animali, minerali e microrganismi, impiegati come nutrienti isolati, supplementi o diete specifiche. Gli effetti sulla salute devono essere rigorosamente dimostrati con appropriati studi sperimentali e clinici.
La nutraceutica (neologismo derivante dalla contrazione di “nutrizione” e “farmaceutica”) registra una crescita commerciale del 15-20% l’anno (contro 1-2% per la farmaceutica) e, secondo recenti stime le prospettive sono di poter raggiungere valori non diversi dal farmaceutico (circa 800 miliardi $ all’anno) nel corso di un decennio. Contribuiscono fattori quali: il gradimento dei pazienti, le migliori tecnologie per la produzione di nutraceutici e, purtroppo il modesto sviluppo di novità nel settore del farmaco.
Cesare Sirtori, preside della Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano e Presidente della SINUT (Società Italiana di Nutraceutica) ha evidenziato al recente Congresso Nazionale di Milano le più recenti acquisizioni a proposito del cioccolato amaro nel trattamento dell’ipertensione. Da anni è noto che la popolazione Kuna, al largo della costa di Panama, consuma grandi quantità di cacao e ha una mortalità per malattie cardiovascolari nettamente minori in rapporto a quella dei cittadini panamericani. Si è visto che la stessa popolazione, una volta approdata sul continente, si adegua rapidamente alla dieta locale con un conseguente aumento dei valori in precedenza bassi. Per questo motivo la European Food Safety (EFSA) sta valutando l’indicazione del cioccolato amaro (10 g al giorno con 200 mg di flavanoli) per affrontare la pressione arteriosa elevata e l’angina pectoris.
La recente scoperta di composti fenolici biologicamente attivi nel cacao ha stimolato la ricerca sui suoi effetti sull’invecchiamento, regolazione della pressione arteriosa e aterosclerosi. Inoltre in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare, incluso quello dovuto al fumo, si è visto che con una bevanda al cacao ad alto contenuto di flavanoli (175-185 mg) aumenta di più di un terzo la circolazione di ossido nitrico bioattivo, favorendo la vasodilatazione coronarica e l’aumento dell’ampiezza del polso.
Un’altra novità in nutraceutica è rappresentata dall’utilizzo del lupino (ha dichiarato Anna Arnoldi, docente di Chimica degli Alimenti e prodotti dietetici presso l’Università degli Studi di Milano) una leguminosa che, rispetto alla soia, ha una maggiore flessibilità nella preparazione dei prodotti e presenta effetti positivi non solo su colesterolo e diabete, ma contiene elementi proteici particolari che potrebbero, in futuro, portare a “pillole” per combattere l’ipertensione. Un recente studio condotto da Cesare Sirtori sull’attività anticolesterolo ha dimostrato che, in pazienti trattati con barrette dietetiche contenenti proteine di lupino, la colesterolemia è diminuita del 4,2 % rispetto al gruppo di controllo (trattati con caseina) che non ha portato miglioramenti.
Un altro studio condotto in Cile (Juan Bertoglio e Marcello Duranti)ha valutato l’attività antidiabetica potenziale di una specifica frazione proteica del lupino chiamata conglutina-gamma e ha dimostrato che la glicemia post-prandiale viene controllata in modo efficiente. La conglutina-gamma alle concentrazioni di O, 750, 1500 e 3000 mg è stata consumata 30 minuti prima di 85 g di riso bianco bollito. In ciascun paziente sono state studiate a determinati intervalli di tempo la glicemia e l’insulinemia. Quindi in futuro sarà possibile utilizzare il lupino con queste indicazioni.
La nutraceutica si avvale anche di combinazione di prodotti. Il canadese David Jenkins ha presentato nel corso del Congresso suddetto una dieta definita “portfolio” ricca di proteine (soia), fibre solubili indigeribili (psillio), fitosteroli e mandorle per ridurre il colesterolo. Un’applicazione tutta italiana della dieta “portfolio” è rappresentata da un mix di molecole nutraceutiche: lovastatina, berberina, policosanoli, acido folico, coenzima Q10 e astaxantina. Dallo studio, condotto da Paolo Magni, docente di Patologia Clinica all’Università degli Studi di Milano, è emerso che il solo intervento nutraceutico ha determinato una riduzione della colesterolemia totale (-12,8 %) del colesterolo LDL (-21 %) ed un aumento del colesterolo HDL ( + 5 %) rispetto ai pazienti trattati con placebo. Quindi questo trattamento nutraceutico “multi target” può essere indicato in soggetti che presentano dislipidemia e sindrome metabolica di livello moderato o medio.