L’abuso di fruttosio
Uno studio dei ricercatori dell’area di Malattie Epato-Metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (Responsabile Valerio Nobili) ha messo in luce il rischio di sviluppare malattie epatiche gravi (Journal of Hepatology – Febbraio 2017) nei soggetti affetti da steatosi epatica non alcolica (NASH) e che contraggono abitudini alimentari sbagliate derivanti da stili di vita errati. Ancora una volta viene evidenziata l’importanza dell’educazione alimentare nell’ambito famigliare e scolastico per evitare che il giovane esageri nella scelta delle merende e negli spuntini fuori casa in modo ripetitivo e monotono. Com’è noto il fruttosio è uno zucchero naturale presente in diversi alimenti soprattutto di origine vegetale e non provoca alcun effetto negativo in una normale dieta equilibrata e varia. I problemi nascono nei soggetti con abitudini alimentari sbagliate con esagerate assunzioni di fruttosio tenendo conto che può essere presente negli sciroppi e nei dolcificati largamente utilizzati nelle preparazioni alimentari (marmellate, merendine, caramelle, succhi di frutta). Basti pensare che una sola lattina di bevanda zuccherata con questo glicide contiene il doppio della quantità giornaliera di fruttosio indicata per l’età pediatrica (circa 25 grammi). Un barattolo di marmellata confezionata ha una concentrazione di fruttosio 8 volte maggiore del fabbisogno quotidiano; una merendina ne contiene mediamente il 45 % in più, mentre una bottiglietta di succo di frutta poco più della metà. Il fruttosio viene metabolizzato, ovvero scomposto e trasformato principalmente nel fegato. Questo processo produce energia per l’organismo, ma anche altri derivati come l’acido urico. Se la quantità di fruttosio ingerita è sistematicamente eccessiva, il percorso metabolico si altera, e viene prodotta una quantità eccessiva di acido urico. Per smaltire le alte concentrazioni in circolo si innescano meccanismi pericolosi per cui si ottengono danni ai vari componenti delle cellule, alterazioni insuliniche, processi infiammatori delle cellule epatiche. Nei bambini con il fegato già compromesso si ottiene un peggioramento della malattia verso stadi più gravi (steatoepatite non alcolica). In altre parole, l’abuso sistematico di fruttosio aggiunto ai cibi e alle bevande ha gli stessi effetti pericolosi dell’alcool: ogni grammo in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero (circa 25 grammi) accresce di una volta e mezza il rischio di sviluppare malattie epatiche a rischio di gravità.
L’indagine è stata effettuata su 271 bambini e ragazzi (suddivisi in base alla gravità della patologi) tra il 2012 e il 2016 ed è stato notato che l’eccessivo consumo di fruttosio si associa ad alti livelli di acido urico con una precoce comparsa di fibrosi e successiva cirrosi (alcuni soggetti ingerivano oltre i 38 g di fruttosio).