Malnutrizione ed invecchiamento
La prestigiosa rivista “Cell Metabolism” riporta un lavoro di Enzo Nisoli (Università di Pavia-Milano- Istituto Auxologico di Milano), in cui viene dimostrato che una miscela di aminoacidi (AA) contenente anche quelli ramificati (BCAA) ha effetti sulla durata della vita, ma non solo: si è evidenziato anche un miglioramento dello stato di salute. Negli innumerevoli processi che caratterizzano la senescenza, due eventi soprattutto sembrano avere conseguenze di particolare rilievo: la diminuita genesi di mitocondri e l’aumento dei danni ossidativi a livello tissutale. La ricerca recente ha già sperimentato varie miscele di aminoacidi per migliorare il profilo metabolico e ripristinare il patrimonio proteico di diversi tessuti. In popolazioni numericamente limitate i BCAA hanno offerto risultati di rilievo nel contrastare la perdita di massa muscolo-scheletrica, l’insulino-resistenza, il diabete di tipo 2 e disturbi CV. Nel lavoro di Nisoli un ulteriore quesito veniva posto sul possibile coinvolgimento dell’ossido nitrico sintasi endoteliale (eNOS), dato che i topi eNOS privi dell’enzima (e per questo deficitari nella genesi di mitocondri) mostravano una sopravvivenza minore indotta dall’invecchiamento. L’esperimento è stato condotto su due popolazioni di topi, una normale e una eNOS priva, con un braccio “attivo” per ciascun gruppo e uno di controllo. Ai gruppi attivi è stata somministrata quotidianamente e sino al termine della vita, insieme all’acqua, la miscela arricchita di con BCAA. Alla fine della sperimentazione, nel gruppo attivo della popolazione “normale” si aveva un incremento della sopravvivenza del 12 per cento. Gli autori concludono che quanto osservato sembra dovuto ad un’aumentata mitocondrio genesi e ad un ridotto stress ossidativo a livello della muscolatura cardiaca e muscolo-scheletrica, attraverso un meccanismo mediato dall’eNOS. Tali risultati suggeriscono il possibile utilizzo della miscela BCAA nelle persone anziane defedate, per contrastare i disturbi associati all’invecchiamento, e forniscono il razionale per approfondire il ruolo degli AA in questo campo. Francesco Saverio Dioguardi, dell’Università Statale di Milano, sul Mensile “Medico e Paziente” ha commentato il lavoro di Nisoli dicendo che nell’anziano che non ha gravi patologie del fegato o del rene si deve sempre sospettare che il paziente stia vivendo in stato catabolico e abbia insufficiente introduzione di proteine. Inoltre possono avvantaggiarsene i cardiopatici, i bronchitici cronici, i dializzati, ovvero tutte le condizioni in cui i fabbisogni non sono coperti dalla normale alimentazione. Come conseguenza della malnutrizione può instaurarsi un ciclo che tende a divenire sempre più grave, tra lo scarso assorbimento proteico, scarsa efficienza pancreatica e scarsa efficienza digestiva. Purtroppo invecchiare significa anche perdere i mitocondri, le piccole strutture che producono energia nelle cellule e senza energia non c’è sintesi. Mantenere integre le attività e le funzioni delle cellule in ogni tessuto è molto costoso in termini di energia, perché si deve distruggere la proteina che si usura e sostituirla con una nuova. Le proteine “vecchie” perdono efficienza e diventano fragili, alla fine si “rompono” e devono essere sostituite. Il metabolismo produce energia, ma anche scorie ossidative, l’eliminazione delle quali dipende da complessi sistemi proteici anti-ossidanti, come il glutatione, che devono essere mantenuti abbondanti ed efficienti: il che costa sia in termini energetici che in termini di disponibilità degli aminoacidi necessari.