Pazienti sodio-sensibili
Le Società Scientifiche che si occupano di Nutrizione Umana sono concordi nel consigliare la restrizione sodica nei pazienti ipertesi. Il beneficio pressorio però presenta un’ampia variabilità individuale. È più evidente nei soggetti di razza nera, nei pazienti anziani e nei soggetti con ipertensione, diabete o insufficienza renale, cioè in quei gruppi in cui l’attività del sistema reninaangiotensina- aldosterone è meno spiccata. È molto importante conoscere la sensibilità al sodio per evitare di insistere con la restrizione sodica nei pazienti sodio-resistenti: in questi soggetti, oltre a non svolgere effetti ipotensivi, la restrizione sodica può indurre un incremento pressorio paradosso. In altre parole, anche per la restrizione di sale valgono le considerazioni sul rapporto rischio/ beneficio. Una forte restrizione sodica può indurre in alcuni pazienti un peggioramento dei valori di HDL, di trigliceridi e della sensibilità all’insulina. Per identificare i pazienti ipertesi che manifestano sensibilità al sodio Gianfranco Parati (Università di Milano-Bicocca) e un gruppo di ricercatori dell’Istituto Auxologico Italiano hanno messo a punto un test che si basa due parametri rilevabili mediante monitoraggio pressorio delle 24 ore: il pattern “dipping”, e la frequenza cardiaca. Con i termini “dipper” e “non-dipper” si intendono i pazienti i cui valori pressori si riducono durante la notte (dippers) o non si riducono “non-dippers”. Un paziente dippers presenta una caduta della pressione arteriosa media superiore al 10 % rispetto al valore medio diurno. I pazienti che ritengono sodio durante il giorno vanno incontro ad un aumento dei valori pressori per continuare ad eliminare sodio anche durante la notte: viene meno cioè la variazione pressoria circadiana (non-dippers). Nei pazienti ipertesi la frequenza cardiaca aumenta parallelamente al grado di sodio-sensibilità e questo fatto suggerisce un’alterazione dei meccanismi di regolazione autonoma. Effettuando il monitoraggio pressorio nelle 24 ore è possibile verificare da un lato se la pressione arteriosa scende o non scende durante la notte, o in altre parole il “dipping pattern”, e dall’altro la frequenza cardiaca media nelle 24 ore. La perdita del “dipping pattern” si osserva infatti negli ipertesi sensibili al sodio, così come, in questi soggetti, la frequenza cardiaca tende ad aumentare a causa di una cattiva regolazione cardiaca. Il test classico per determinare la sensibilità al sodio prevedeva una settimana di dieta caratterizzata da elevati introiti di sodio e una settimana a basso regime di sodio. Si valutava quindi quanto il cloruro di sodio era in grado di modificare la pressione arteriosa.