Consumi alimentari in Cina

Autori/Authors : Pellati R.

Roberto Grandi (Università di Bologna, Facoltà di Agraria), Presidente del Collegio di Cina, al Convegno svoltosi all’Auditorium della Borsa Merci di Bologna, ha sottolineato come il paese asiatico primo al mondo per numero di abitanti (un miliardo e 350 milioni) e come stia diventando anche il maggior laboratorio tecnologico. Già oggi è il primo mercato d’auto, di treni veloci, di voli aerei. Ha un milione e mezzo di ricercatori, pari alla somma di quelli statunitensi ed europei, con una crescita delle pubblicazioni scientifiche del 10 % all’anno. Il rovescio della medaglia è determinato da un incremento dell’inflazione e dalla presenza di forti differenze sociali. Andare da una delle megalopoli cinesi (Chongqing, 32 milioni di abitanti; Pechino, 22 mil; Shanghai, 19 mil) alle campagne è come tornare indietro nel tempo. Dal punto di vista alimentare, Silvio Pellati (Titolare dell’Agenzia di informazioni di mercato “Pellati Informa sas”) ha ricordato che, per i cinesi, il riso è sempre il cibo base per circa 85 Kg pro-capite l’anno (10 anni fa era 97 Kg), mentre l’Italia non supera i 5,5 Kg pro-capite l’anno. Bisogna però tener presente che gli italiani sono i più forti consumatori di pasta (circa 28 Kg procapite l’anno) confezionata con grano duro. Per quanto riguarda il consumo di carni bovine, se in USA siamo agli eccessi (circa 38,50 Kg pro-capite l’anno) in Europa siamo più equilibrati (16,70 Kg) e in Cina sono molto bassi (4,10 Kg). Analogo divario esiste nel consumo di carne di pollo. In Usa siamo a 50,60 Kg anno pro-capite, in Europa a 25,10, in Cina a 9,30. Poiché la carne di pollo rappresenta la “prosperity” (come è avvenuto nell’Italia del dopo guerra), è evidente che in questo settore si annuncino degli incrementi considerevoli. Il consumo di carne suina è più equilibrato: Europa 41,80 Kg pro-capite l’anno, Cina 37,10, Stati Uniti 27,20. Data la popolazione cinese, la Cina oggi è il più grosso produttore di suini del mondo. Nel consumo di uova la Cina è prima con 300 uova annue pro-capite, rispetto a quello USA che è di circa 250 e quello EU che è di circa 220. Nel consumo di olii vegetali (palma e colza) la differenza è notevole: Cina 20,11 Kg procapite l’anno, Europa 43,87, USA 35,56. Poiché i cinesi lavorano molto intensamente e tendono a migliorare il proprio tenore di vita facendo esplodere i consumi interni a dei ritmi travolgenti, nei prossimi anni la loro produzione animale è destinata ad aumentare. Le stime suddette provengono dall’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura Americano, che sono sempre di fondamentale importanza per tutto il mondo. L’USDA stima che di qui al 2020 vi sarà un forte incremento dei consumi di soia e di mais che a fatica potrà essere soddisfatto dalle produzioni. Già oggi la Cina importa più del 60 % di tutta la soia importata nel mondo, ed è logico pensare che aumentino anche le importazioni e il consumo di mais, essendo la produzione agricola cinese ancora lontana dai livelli di efficienza degli Stati Uniti e dell’Europa. Quindi non c’è nessuna speranza che il mercato della soia e del mais si calmi, creando dei problemi economici anche per l’Italia, già oggi costretta ad importare il 90 % del proprio fabbisogno di semi e farina di soia, e il 20 % di quello del mais (oltre ad importare il 40 % del fabbisogno di grano duro). A meno che in Cina non intervengano decisioni politiche radicali che portino a una decisa frenata dei consumi. Oppure sostanziali cambiamenti nelle rese per ettaro. Vale la pena sottolineare che Stati Uniti, Brasile ed Argentina sono i principali paesi produttori ed esportatori di mais e che la produzione di questi paesi è in gran parte attuata con varietà OGM.

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