Alimentare la memoria

Autori/Authors : Pellati R.

“Mangiare troppo indebolisce la capacità di ricordare”, questo allarme è stato lanciato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e ripreso dall’Assomensana, ente “non profit” di neuropsicologi, presieduto da Giuseppe Alfredo Iannoccari (www.assomensana.it). Il deterioramento delle funzioni mentali, osservato nelle persone che consumano più cibo, è determinato non tanto dalla presenza delle calorie extra, ma dal tipo di alimentazione che gli individui assumono e che determina un surplus di energia. In effetti, secondo i dati dell’OMS, chi ogni giorno introduce tra le 2100 e le 6000 calorie si espone a molti rischi, come diabete e patologie cardiovascolari, correlati a cibi poco salutari, tra cui fritti e dolci. Di conseguenza, anche la memoria risente della scarsità di nutrienti benefici e dell’abbondanza di sostanze potenzialmente nocive. Il meccanismo del deterioramento causato da un eccesso di calorie può essere ricondotto a due ordini di motivi (chiarisce Iannoccari). L’organismo deve impiegare tempo e risorse per consentire lo svolgimento di tutte le funzioni nei vari distretti del corpo. Ma far funzionare tutti gli organi dell’apparato digerente, il sistema nervoso centrale e periferico, la muscolatura, i sistemi cardiovascolare, endocrino, immunitario, richiedono un dispendio notevole di energie. Se uno di questi sistemi è costretto ad un superlavoro (come ad esempio attività fisica e continuata, combattere le infezioni, oppure digerire e metabolizzare i cibi, allora tale impegno richiede risorse che vengono per forza sottratte ad altre attività biochimiche, fisiologiche e anche cognitive. Perciò dedicarsi oltre il dovuto al mangiare impegna troppo il sistema digerente a scapito degli altri, perché nega il sufficiente apporto di sangue e ossigeno, ad esempio, alle aree cerebrali e alla loro espressione cognitiva (esempio: spossatezza e sonnolenza dopo un lauto pranzo). Per rallentare il decadimento della memoria, la stessa OMS consiglia a tutti (e in particolare a che si avvicina alla fase senile della vita, di ridurre le calorie quotidiane e di modificare la dieta, limitando gli alimenti sazianti ma troppo grassi e preferendo quelli vegetali. Quasi sempre i grassi di una dieta ipercalorica sono prevalentemente di origine animale o provengono da lavorazioni industriali (e quindi sono “trans” e idrogenati in percentuali maggiori). Anche lo studio Predimed (Prevencion con la Dieta Mediterranea effettuato all’Università di Barcellona)) pubblicato sul Journal Alzheimer Deseases dimostra che la Dieta Mediterranea migliora le capacità cerebrali per la presenza dei polifenoli contenuti nell’olio d’oliva, vino rosso, frutta, verdura, noci. Secondo Giuseppe Paolisso, Presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) la prevenzione con la dieta potrebbe diminuire i costi associati all’Alzheimer, che oggi in Italia ammontano a 50 mila euro all’anno per paziente per un totale di oltre 30 miliardi di euro annui.

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