Anno 46/Numero 1
Normativa vinicola: dalla coltivazione delle viti alla commercializzazione dei vini: legge 238/2016
Riassunto
La Legge n. 238 del 12 dicembre 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302/2016, ha riformulato l’intera disciplina italiana inerente la regolamentazione vinicola. Tale atto, entrato in vigore il 12 gennaio 2017, contiene le principali statuizioni in tema di coltivazioni delle viti, di produzione e di commercializzazione del vino, riunendo le stesse in un unico testo. Il nuovo provvedimento nasce con l’auspicio di riordinare la normativa precedente al fine di snellire la medesima e di renderla più fruibile e maggiormente trasparente per i consumatori. Ciò tenendo in considerazione anche il rafforzamento e il miglioramento del mercato produttivo, in ragione della crescita del settore vinicolo, soprattutto dal punto di vista dell’esportazioni. Il legislatore italiano ha, inoltre, voluto, non solo procedere ad un’operazione di riunione delle norme italiane ma anche introdurre nuove disposizioni. Si citano ad esempio: l’ampliamento della nozione di cantina e di stabilimento enologico, con l’inclusione delle relative pertinenze; l’autorizzazione, in particolari ipotesi, di fermentazioni non comprese nel periodo di vendemmia; il riconoscimento agli agenti vigilatori della qualifica di addetti all’accertamento delle violazioni da essi rilevate nell’esercizio delle loro funzioni di controllo; l’attribuzione ai consorzi della competenza inerente alle funzioni di tutela, di promozione, di valorizzazione e di informazione del consumatore, nonché di cura generale degli interessi della relativa denominazione; l’introduzione per i consorzi della facoltà di avvalersi di un sistema telematico di controllo e di tracciabilità alternativo per i vini DOP e IGP, tramite l’inserimento di un codice alfanumerico univoco e non seriale, il quale consenta l’identificazione di ciascun contenitore immesso sul mercato; l’inclusione delle verifiche sulle imprese del settore vitivinicolo nel registro unico dei controlli ispettivi ai sensi del Decreto Legge n.91/2014, l’inasprimento delle sanzioni per le violazioni più gravi. Appare pacifico l’obiettivo di rendere più chiare e incisive le disposizioni tramite una semplificazione della normativa e un miglioramento nel sistema dei controlli e delle sanzioni allo scopo di una maggiore tutela sia dei consumatori e sia del comparto agroalimentare interessato.
Aspetti igienico-sanitari dei prodotti vegetali di IV gamma
Sommario
I prodotti vegetali freschi sono raccomandati come componente costante dei pasti grazie al basso contenuto calorico, ricchezza in vitamine, minerali, fibre e per l’attività antiossidante di vari composti fitochimici tra cui polifenoli, flavonoidi e steroli. Le indagini epidemiologiche e cliniche hanno associato i ridotti rischi di diverse patologie, nonché di alcune forme di cancro, a una dieta ricca di frutta e vegetali. L’evoluzione delle tecnologie alimentari hanno determinato la presenza sul mercato di prodotti noti come “convenience foods”, ovvero alimenti con elevato contenuto di servizio. In questa categoria rientrano i prodotti vegetali raggruppati sotto la denominazione di IV gamma che presentano tutte le caratteristiche di freschezza del prodotto appena raccolto. Tali prodotti subiscono ridotti interventi tecnologici e sono destinati al consumo diretto senza ulteriori manipolazioni prima dell’uso. I vegetali di IV gamma rientrano nella definizione di “prodotti potenzialmente pericolosi”, in quanto presentano condizioni che, in alcuni casi, consentono lo sviluppo di microrganismi indesiderati. Escherichia coli, Salmonella spp. e Listeria monocytogenes sono i patogeni più comuni che contaminano i vegetali freschi e quelli di IV gamma e sono tra i principali responsabili delle infezioni derivanti dal consumo di questi prodotti. Tra le varie cause che possono portare alla contaminazione dei prodotti, oltre al suolo, alle deiezioni degli animali domestici o selvatici e al confezionamento inappropriato, la fonte di contaminazione più frequente è rappresentata dall’acqua di irrigazione, veicolo di microrganismi patogeni enterici per l’uomo. A questa eventuale contaminazione microbica primaria, di origine ambientale, spesso si aggiungono le inadeguate temperature di conservazione.
Abstract
Fresh vegetables are recommended for the daily diet because of their low caloric content, high amount of vitamins, minerals and fiber. Furthermore, these foods are source of various phytochemical compounds such as polyphenols, flavonoids and sterols exerting antioxidant activity. Some epidemiological and clinical studies clearly showed that a diet rich in fruits and vegetables might reduce the risk of some diseases, including some forms of cancer. Modern consumers pay a great attention to the “convenience foods”, foods characterized by ease of consumption. In particular, ready-to-eat products maintain almost all characteristics of fresh harvested products. These products are minimally processed and do not undergo further manipulation before consumption. However, ready to eat vegetables might represent a potential danger for the human health due to the high risk of growth of undesirable microorganisms. Bacteria belonging to the species Escherichia coli, Salmonella spp. and Listeria monocytogenes are the most common food pathogens that contaminate fresh vegetables and ready to eat vegetables. These microorganisms constitute one the most important causes of human infections. Besides the contamination deriving from the direct contact with soil, the manure from domestic or wild animals and the inappropriate packaging, the most frequent source of contamination by enteric bacteria is represented by the irrigation water. The application of inappropriate temperatures during storage determine the rapid increase of microbial levels in fresh cut vegetables.
Fattori socio-economici delle scelte alimentari: quali i determinanti per una dieta salutare
Sommario
Obiettivo: Contestualizzare e interpretare i dati di consumo alimentare in base al grado di istruzione, condizione sociale e posizione lavorativa per indagare sulle cause dei comportamenti e delle scelte alimentari.
Metodi: Analisi di dati secondari da banche dati esistenti; elaborazione dati relativi all’andamento dei prezzi medi degli alimenti, livelli di consumo di frutta e ortaggi, costi economici e sociali della obesità. Frutta e verdura sono interpretati come indicatori di dieta sana, mentre bevande contenenti zucchero e dolci sono indicatori di una dieta lontana dalle raccomandazioni nutrizionali.
Risultati: Il prezzo di frutta e ortaggi ha avuto un progressivo aumento, mentre il prezzo di bevande e dolciumi ha registrato una riduzione parallela. In Italia i consumi di ortofrutta si sono ridotti anche più di quanto osservato in altri Paesi Europei. Il basso consumo di frutta e verdura è un determinante importante della obesità la quale ha costi sociali molto elevati. In Italia il costo dell’obesità incide per il 6,7% della spesa sanitaria. Livello di istruzione, reddito ed età sono determinanti della scelta del consumo di frutta e verdura, per cui i gruppi di popolazione più colti e più abbienti avrebbero anche una dieta più sana.
Conclusioni: Il disagio sociale e quello economico sono associati a scelte alimentari non conformi con le raccomandazioni nutrizionali. La promozione del consumo di frutta e verdura è una strategia che ha il doppio vantaggio di favorire la produzione e avere un impatto positivo sulla salute, anche riducendo la spesa sanitaria.
Abstract
Objective:Contextualise and interpret the food consumption data, based on the educational level, social conditions and professional level in order to discovery behavioural causes of food choices’ determinants.
Methods: Secondary data analysis from existing databases; elaboration of data on food prices, levels of consumption of fruit and vegetables, economic and social costs of obesity. Fruit and vegetables were considered as indicators of healthy diet, while soft drinks, sweets, and cakes are indicators of a diet not adherent to nutritional recommendations.
Results: The price of fruit and vegetables showed a progressive increase, while soft drinks, sweets and cakes showed a parallel reduction. In Italy fruits and vegetables consumption decreased more than other European Countries. Low fruit and vegetable intake is a key determinant of obesity that has very high social costs. In Italy cost of obesity account 6,7% of health costs. Educational level, income and age influence propensity toward the selection of fruit and vegetable with the results that a cultured and wealthy group of population has also a healthy diet.
Conclusion: Social disadvantages and economic constraints are associated with poor food choices not adherent to nutritional recommendations. The promotion of fruit and vegetable consumption is a strategy that has double benefit encourage the production and have a positive impact on health, including reducing the costs of obesity and non-communicable diseases.
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La cattiva informazione sulla questione dell’alcol
Editoriale
Recentemente sul quotidiano il Giornale (numero del 22 Marzo 2017), ci troviamo davanti ad un articolo, a firma Maria Sorbi, dallo stupefacente titolo: "quando l'alcol fa bene alla salute. Come curarsi con vino e birra". Questo a dimostrare che, a volte, la cattiva informazione rischia, in un colpo solo, di confondere il consumatore sul corretto stile alimentare. È per questo che sia gli organi di vigilanza che le società scientifiche non debbono mai abbassare la guardia riguardo a queste questioni. In particolare la Società di Scienza Alimentazione (SISA) ha prontamente risposto a tale erroneo messaggio giornalistico con la lettera del suo Presidente, diretta al direttore del Giornale, che riporto di seguito:
Gentile Direttore, leggendo l'articolo a firma di Maria Sorbi, sul Giornale di ieri, dallo stupefacente titolo: "quando l'alcol fa bene alla salute. Come curarsi con vino e birra", mi riesce molto difficile comprendere le ragioni di una comunicazione così poco attenta alla salute del consumatore, che tende a promuovere il consumo di bevande alcoliche in barba ad ogni raccomandazione di salute pubblica e ad ogni sforzo degli organi sovranazionali, come l’OMS, che hanno fatto della lotta al consumo di alcol uno dei quattro punti cardine della prevenzione e della promozione della salute dei cittadini. Gli altri tre sono la lotta contro il tabacco, l'attenzione alla dieta e la promozione dell'attività fisica.
Qualsiasi bevanda alcolica, di qualsiasi tipo, di qualsiasi colore e di qualsiasi gradazione contiene un cancerogeno, l'alcol etilico, cancerogeno iscritto nella lista dei cancerogeni di tipo 1, vale a dire sicuramente cancerogeni per l’uomo, e a nulla servono a mitigarne gli effetti quelle quattro molecole che spesso vengono chiamate come scusante per un consumo moderato. E' ampiamente dimostrato che non hanno effetto e comunque quelle stesse sostanze le possiamo trovare, in concentrazione ben superiore, in altri alimenti che non contengano cancerogeni, come i frutti di bosco. Il codice europeo contro il cancro parla abbastanza chiaro quando al punto 6 dice: "se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane il consumo. Per prevenire il cancro è meglio evitare di bere alcolici. E i LARN, il riferimento italiano che riporta gli apporti consigliati di nutrienti e di energia per la popolazione italiana, prodotti dalla SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana (www.sinu.it), definisce a rischio qualsiasi consumo bevande alcoliche, basso rischio per un consumo basso, alto per un consumo alto. Tra l'altro il limite di 40 grammi per l'uomo e 25 per la donna non si capisce da dove derivi. Il consumo a basso rischio di alcol è stabilito in quantità inferiori a 20 grammi al giorno per l'uomo e 10 per la dona. Ci sono documenti scientifici di consenso e posizioni delle diverse istituzioni che definiscono il consumo a basso rischio ed è ora di finirla con la storia che il problema è legato all'abuso o al consumo di superalcolici. In Italia, che ci piaccia o meno, il maggiore contributore all'apporto complessivo di alcol è il vino, seguito dalla birra. Non altre bevande. Chiunque faccia promozione di bevande alcoliche, in qualunque modo, anche con messaggi come questo può essere ritenuto responsabile dei possibili danni alla salute di un consumatore indotto al consumo di alcol, non avvertito dei possibili rischi, che magari andrà incontro ad un cancro alcol-correlato. Ma c'è di più. Una sentenza dell'Alta Corte di Giustizia Europea, 6 settembre 2012, ha espressamente diffidato ad usare elementi rivolti a vantare proprietà salutistiche e/ promuoverne il consumo (in questo caso nell'etichettatura di bevande alcoliche). E che dire poi delle calorie inutili e vuote apportate dalle bevande alcoliche che, come tutte le calorie liquide vengono poco percepite dall'organismo, che non è in grado di controregolare gli apporti di altre calorie. Ma quand'anche lo facesse sostituirebbe calorie utili con calorie inutili (e dannose oltretutto). Ci sono fior di documenti di consenso e raccomandazioni su temi così sensibili che non ha senso non servirsene. Questa mia lettera vuole quindi essere un invito alla collaborazione su temi quali l'alimentazione, così sensibili e delicati per l'informazione dei consumatori. La mia società, la SISA, sarà ben lieta di essere ascoltata.
Andrea Ghiselli
Presidente SISA
Società Italiana di Scienza dell'Alimentazione
www.sisalimentazione.it