Nutrizione artificiale
Riccardo Caccialanza (Direttore Servizio Dietetica Fondazione IRCCS –Policlinico San Matteo di Pavia) in occasione del Congresso “La nutrizione artificiale tra aspetti gestionali e problemi etici” ha sottolineato che la Nutrizione Artificiale si configura come una terapia sostitutiva, non diversamente dalla ventilazione meccanica e dall’emodialisi, e quindi si dimostra indispensabile quando si verificano problemi di masticazione, digestione, transito intestinale, assorbimento e metabolismo dei nutrienti.
La malnutrizione interessa circa il 30-40 % delle persone ricoverate nei reparti ospedalieri con un impatto economico molto rilevante. Una cattiva alimentazione nei pazienti avviati a procedure chirurgiche aumenta i tempi di degenza, il rischio di complicazioni e di infezioni che mettono a repentaglio la vita con costi di gestione molto elevati. Ciononostante, in Italia i corsi di universitari di nutrizione artificiale sono scarsissimi.
Mariangela Rondanelli (associato di Scienze e Tecniche Dietetiche Applicate dell’Università di Pavia) ha evidenziato che il problema riguarda anche le residenze sanitarie assistenziali dove il 70 % dei degenti ha problemi di malnutrizione con ricadute pericolose per la salute. Infatti il problema delle resistenze ai nuovi ceppi patogeni si manifesta soprattutto in queste comunità dove le conseguenze immunologiche della malnutrizione aumentano la vulnerabilità alle infezioni e la circolazione dei batteri.
Tutti i pazienti ricoverati in ospedale dovrebbero essere sottoposti ad uno screening che, in pratica, consiste in un semplice questionario, per verificare lo stato nutrizionale e il rischio di malnutrizione. Il Mini Nutritional Assessment si esegue in 15 minuti e prevede una valutazione antropometrica, una valutazione globale, una dietetica e una soggettiva. Sono raccomandate anche le variabili ematochimiche per verificare il grado di deplezione proteica: albuminemia, transferrina, prealbumina, proteina legante il retinolo, linfociti, colesterolo totale, creatinina urinaria.
Grazie ai progressi di questa disciplina sono state anche definite alcune sindromi in precedenza sconosciute. Nei pazienti nutriti artificialmente per esempio, si è visto che compariva una sindrome caratterizzata da lesioni cutanee, nei primi tempi curate con cortisone: in realtà si tratta di una carenza di zinco, elemento che è stato in seguito aggiunto alle formule per l’alimentazione enterale o parenterale. Il problema che si manifestava dopo un anno di Nutrizione Artificiale è quindi scomparso. Analogamente esiste una sindrome dovuta alla carenza di selenio che si presenta però solo dopo 4 anni di Nutrizione Artificiale.
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