Consumo di alcool: un modello in crisi

Rivista : Anno 39/Numero 1
Autori/Authors : Pellati R.

Al Congresso Nazionale della S.I.N.U. (Società Italiana di Nutrizione Umana) che si è svolto a Firenze Carlo La Vecchia, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e dell’Istituto di Statistica Medica dell’Università degli Studi di Milano, ha rilevato che all’inizio degli anni ’80 l’Italia e la Francia avevano i consumi di alcool pro-capite più elevati a livello europeo, mentre oggi il consumo di alcool è tra i più bassi. Ciò è essenzialmente dovuto al fatto che la maggior par¬te degli italiani non beve più a pranzo, e il con¬sumo fuori dai pasti non è aumentato, semmai è diminuito. Di conseguenza, le malattie fortemente legate all’alcool (quali cirrosi e incidenti domestici, lavorativi, stradali) ma anche i tumori associati all’alcool, sono considerevolmente diminuiti in Italia.
Fra i forti bevitori di vino e birra va segnalato che in uno studio multicentrico condotto al Nord, Centro e Sud Italia, sui 278 casi di tumore dell’e¬so¬fago e 593 controlli, il rischio relativo era elevato di oltre 20 volte nei forti bevitori di vino, mentre non vi era associazione con il consumo di birra fino a 4 bicchieri al giorno. Analogamente, il rischio relativo di tumori del cavo orale e faringe era 3 volte più alto nei forti bevitori di vino rispetto ai forti bevitori di birra, e in uno studio su 672 casi di tumore del laringe e 3454 controlli il rischio relativo era elevato di circa 5 volte nei forti bevitori di vino, ma di meno di due volte nei forti bevitori di birra. Di conseguenza il consiglio, a livello individuale e di salute pubblica, resta in ogni caso di limitare il consumo dell’insieme di bevande alcooliche a non più di 2 bicchieri al gior¬no (pasti compresi) per gli uomini, e a un bicchiere per le donne.
Ad analoghe conclusioni è giunto Emanuele Scafato dell’Osservatorio Nazionale Alcool (CNESPS) del Reparto Salute della Popolazione dell’Istituto Superiore della Sanità di Roma che segnala come siano molte le evidenze che suggeriscono l’ado¬zione di livelli più contenuti di consumo alcoolico rispetto a quelli attualmente indicati dalle Linee Guida INRAN. Il consumo giornaliero di basse
quantità di alcool è stato associato in nume¬rosi studi ad una riduzione dell’incidenza di alcune patologie cardiocircolatorie (cardiopatia ischemica) e del diabete, ma questi effetti protettivi risultano oggi molto controversi ed in ogni caso di minor peso rispetto agli effetti dannosi che allo stesso livello di consumo di bevande alcooliche si registrano su altre malattie e condizioni patologiche, incluso il cancro.
 

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