DIETA EQUILIBRATA E AMBIENTE

Rivista : Anno 38/Numero 4
Autori/Authors : Pellati R.

Il legame fra alimentazione e salute oggi è scientificamente dimostrato e condiviso a livello globale. Tuttavia il nostro pianeta vive in una situazione paradossale: ogni anno la fame nel mondo porta via 5,6 milioni di bambini sotto i 5 anni, la sovralimentazione produce ogni anno 17,5 milioni di morti per malattie cardiovascolari, 3,8 milioni per diabete e 7,9 per tumori. C’è un miliardo di affamati e 1,142 miliardi di soggetti in sovrappeso.
Al Primo International Forum del “Barilla Center for Food and Nutrition” che si è svolto a Roma, Umberto Veronesi (Direttore Istituto Europeo di Oncologia di Milano) ha evidenziato un altro dato negativo: l’impatto dell’alimentazione in termine di consumo delle risorse naturali. Si sta valutando la quantità d’acqua che ogni diverso cibo richiede per la sua produzione.
Oggi sappiamo che i prodotti dell’allevamento (carne, uova, latte e derivati) richiedono un contenuto di acqua “virtuale” molto elevata perché il bestiame, oltre ad abbeverarsi in tutto il proprio ciclo di vita, si alimenta con enormi quantità di prodotti coltivati (ogni chilo di carne richiede circa 10 chili di foraggio) che a loro volta richiedono una continua irrigazione. Per produrre un solo hamburger servono 2400 litri d’acqua; 500 litri per 100 grammi di formaggio; 25 litri per una patata e 13 per un pomodoro. Ognuno di noi, quindi, a seconda come di come mangia, può consumare giornalmente tra i 1500 e i 2600 litri d’acqua (nel caso di una dieta vegetariana), fino a 4000-5400 litri (per una dieta ricca di carne).
Un altro problema ambientale strettamente legato al tipo di alimentazione riguarda la concentrazione di CO2 nell’atmosfera che ha raggiunto dei livelli mai visti nel corso dei secoli passati. Da Eva Alessi e Gianfranco Bologna del WWF Italia apprendiamo che il trasporto aereo di prodotti alimentari da un capo all’altro del pianeta può generare circa 1700 volte più emissioni di CO2 che un trasporto in camion per 50 Km. Un chilogrammo di Kiwi che arriva dalla Nuova Zelanda percorre circa 18 mila Km ed emette circa 25 Kg di CO2 . Un Kg di pesche dall’Argentina percorre oltre 12 mila Km ed emette circa 16 Kg di CO2. Finalmente sta cominciando a diffondersi il concetto di “cibo a Km zero”, per sottolineare quanto sia prioritario consumare prodotti di zona e di stagione.
Qualsiasi alimento che consumiamo, comprese frutta e verdura, implica dei costi ambientali, ma i costi per la produzione di vegetali sono molto inferiori a quelli della produzione di carne e altri alimenti di origine animale. A una bistecca di carne bovina di 250 g è associata l’emissione di quasi 3,4 Kg di CO2 (l’equivalente di un’automobile di cilindrata medio-grande che percorre 16 Km). La produzione dello stesso quantitativo di patate provoca l’emissione di circa 0,06 Kg di CO2: ben 57 volte inferiore a quella della bistecca. Quindi sostituire anche un solo pasto alla settimana a base di carne con un piatto tipico della dieta mediterranea fa risparmiare 180 Kg di CO2 all’anno.
Joseph Sassoon, presidente dell’Istituto di ricerca Alphabet, conferma che la cultura del cibo continua ad essere essenziale per la nostra sopravvivenza, perché senza cultura, a fronte di una grande abbondanza e infinite alternative alimentari, si rischia di scegliere male adottando stili nutrizionali dannosi per la salute. Oggi il dilemma della scelta si vive quotidianamente nei supermercati, dove centinaia di prodotti diversi sono a disposizione, ma certamente non tutti adatti per una corretta alimentazione.
E’ molto importante anche la modalità di come si mangia: molti lo fanno in fretta, davanti al computer o alla televisione, in macchina mentre si guida. La logica del fast food, quando viene esasperata, porta a diverse conseguenze negative. La dieta mediterranea non solo previene le principali malattie croniche: favorisce anche la condivisione sociale del cibo, la riscoperta dei prodotti locali, i piatti tradizionali portatori di valenze culturali forti. Se la cultura è nata per trovare e scegliere il cibo,oggi partendo dal cibo possiamo riscoprire la nostra cultura.
Le patologie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il diabete e il tumore, rappresentano oggi il principale fattore di rischio per la salute dell’uomo.
Esse sono responsabili della maggior parte dei decessi e i più importanti studi effettuati a livello internazionale dimostrano come circa l’80 % dei casi legati a queste malattie potrebbero essere prevenuti eliminando alcuni fattori di rischio come il consumo di tabacco, le diete poco salutari (quasi sempre iperproteiche, iperlipidiche), l’inattività fisica, il consumo eccessivo di alcool. Il medico di fiducia che ha un rapporto diretto con il paziente può essere di grande aiuto a rimuovere miti e pregiudizi. Tuttavia diventa essenziale il ruolo delle istituzioni e delle aziende che, se fino ad oggi con la loro crescente produttività hanno aiutato a sfamare l’umanità, creando abbondanza, facilità di accesso, servizio, economicità dei prodotti, ora sono chiamate a promuovere un’alimentazione di qualità. L’obiettivo del BCFN (Barilla Center for Food Nutrition) è quello di individuare le tematiche fondamentali in relazione a persone, ambiente, scienza ed economia, raccogliere le esperienze più avanzate oggi disponibili a livello mondiale per una maggiore conoscenza delle problematiche alimentari.
 

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