Parkinson e dieta ipoproteica
La malattia di Parkinson trae un buon giova¬mento con la somministrazione di L-Dopa. La risposta iniziale al farmaco è ottimale. Tuttavia dopo qualche anno (in genere 5 anni) si osserva una diminuzione dell’effetto in una quota consistente di pazienti con comparsa di fluttuazioni involontarie delle capacità motorie (Sindrome da L-Dopa). I fenomeni che caratterizzano la “sindrome” derivano essenzialmente dalla difficoltà di mantenere costante il livello ematico di L-dopa. La L-dopa è un aminoacido neutro che, per essere assorbito, utilizza un meccanismo di trasporto attivo, comune peraltro a tutti gli aminoacidi di derivazione proteica alimentare. In conseguenza si manifesta una competizione a livello della barriera emato-encefalica per i carriers deputati a tale trasporto. Un ruolo chiave nell’assorbimento dell’L-dopa è svolto dal tipo, dalla quantità e dal contenuto calorico dei cibi introdotti.
I pazienti con fluttuazioni motorie in terapia traggono beneficio dall’assunzione di cibi proteici nel solo pasto serale, tuttavia in molti casi risulta difficile praticare una dieta bilanciata ed evitare perdite di peso.
Recenti evidenze confermano che è possibile apportare ulteriori benefici clinici sostituendo pasta, biscotti, pane con speciali prodotti ipoproteici a colazione e a pranzo e fornire cibi proteici di origine animale nel pasto della sera (Barrichella M e altri, Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano). Il trial randomizzato della durata di 4 mesi con disegno crossover prevedeva il confronto fra una dieta bilanciata e una dieta con prodotti LPP (Low Protein Product). Pur essendo entrambi i regimi dietetici caratterizzati da un ridotto apporto proteico (0,8 g/Kg di peso corporeo), differivano per la distribuzione del carico proteico nell’arco della giornata.
I risultati hanno evidenziato nel gruppo LPP un maggior consumo energetico (10%+) conseguente alla riduzione delle discinesie e al miglioramento delle funzionalità motorie. Di conseguenza è importante che il contenuto calorico giornaliero nei soggetti con una dieta a base di LPP sia opportunamente aumentato per evitare un calo ponderale nel lungo termine. L’impiego dei prodotti LPP nella gestione della terapia farmacologica per i soggetti sofferenti di Parkinson rappresentano quindi uno strumento utile per migliorare la qualità di vita.